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Tutte le cose più grandi di me di Sofia Longhini- Esito Open Call Residenza 2024

  • ore 21.30, durata 60 minuti circa, Palestra Polivalente L. Sebastiani Rocca di Mezzo, Abruzzo, 67048 Italia (mappa)

Tutte le cose più grandi di me - Esito Open Call Residenza 2024

di Sofia Longhini

Perchè tutte le volte che vado a una manifestazione, mi sento sempre un po' morire? Perchè sento che c'è sempre qualcosa di più grande di me che mi fa sentire stupida, inadatta? Perchè l'io stride sempre con quella massa? "Tutte le cose più grandi di me" nasce proprio da queste domande e dal desiderio di indagare l’origine dietro a un malessere generazionale in cui si protrae una sorta di adolescenza oltre i limiti del lecito, mentre il mondo chiede di essere adulti, senza darci gli strumenti per diventarlo. È il monologo di una ragazza che per caso si ritrova nel mezzo di una manifestazione di cui non sa nulla, si sente fuori posto, sbagliata, eppure riconosce, in quella massa compatta, qualcosa che la riguarda. "Io sono uno e loro sono sempre tutti”, diceva Dostoesvkij in Memorie dal sottosuolo, ed è dallo stesso senso di spaesamento e solitudine, che la ragazza, confusa, si chiede: cosa è successo nel mondo mentre io a cinque anni guardavo i cartoni, mentre mangiavo il gelato, mentre sfogliavo "Cioè" a tredici anni, mentre davo il primo bacio, o facevo il karaoke? Perché loro, che manifestano qui ora, sanno cosa fare e io mi sento sempre così in prestito, in tutto? Che mondo mi sono persa, chiusa nella bolla dell’infanzia, e poi in quella individuale, familiare, domestica? In che momento della vita diventa una responsabilità cittadina occuparsi di ciò che succede oltre il nostro naso? Noi, parte del mondo che può permetterselo, quando dobbiamo smettere di proteggere l'infanzia (e l'adolescenza?) dai grandi assetti del mondo? Di cosa non mi sono occupata per tanti anni e ora mi presenta il conto? Quand'è che questa divisione tra privato e pubblico diventa insostenibile? Come si fa insomma a diventare grandi e soprattutto a sentirsi parte di qualcosa? Quella ragazza viene quindi catapultata nel passato: ritorna bambina, adolescente e poi una giovane donna, ripercorrendo alcuni passaggi della sua vita, a cui si accostano gli avvenimenti storici di quegli anni, in una (non) corrispondenza per cui alla fine, la chiusura nell’individuale, negli aperitivi a sette euro, nei selfie, nei negozi di caramelle per turisti non bastano più a proteggerla dalla ferocia di un mondo turbo. Eccoci allora sfociare in nevrosi collettive, piccole idiosincrasie individuali, manie casalinghe e piccolo borghesi. Ci perdiamo in calzini ben stirati e borracce per salvare il pianeta, e ci dimentichiamo che fuori dalla cameretta il mondo bussa e noi non sappiamo mai cosa metterci. Questa è la storia di un grido individuale e collettivo, di una ventenne che deve diventare adulta ma non sa come. Un tuffo nell’infanzia, mentre riaffiorano sullo sfondo materiali audio e video di momenti che hanno segnato la Storia, dalle telefonate registrate di chi stava sulle torri la cui caduta ha segnato una spaccatura indelebile, alle pubblicità iconiche degli anni 2000, dai festival della musica pop ai video degli attentati terroristici, dai consigli su come flirtare con un ragazzo che ti piace nelle riviste per adolescenti alla morte di un certo Pinochet. Tra stragi e caramelle il mondo va ferocemente avanti. E noi? Dove siamo? In un continuo rimbalzo tra il passato dell’infanzia e il presente della manifestazione, a fine spettacolo la ragazza si ritrova nuovamente nel qui e ora del corteo. Non importa per che cosa stiano manifestando, il punto è lo squilibrio tra senso di appartenenza a una collettività e sentimento amaro del singolo, in una generazione come la nostra così incallita nelle sue individualità, che fa così fatica a sentirsi corpo collettivo. Eppure, in quella massa, c’è il nocciolo per una possibilità di incontro, per essere parte di qualcosa. La ragazza allora cerca di mimetizzarsi tra quegli esseri che sembrano così diversi da lei, cerca similitudini nei loro gesti, nei modi di fare, nelle canzoni che quelli stanno cantando, che lei non sa. È un tentativo goffo e quasi sicuramente fallimentare, ma pur sempre un tentativo.

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